Monkeypox
Il virus del vaiolo delle scimmie appartiene alla famiglia Poxviridae, alla sottofamiglia Chordopoxvirinae e al genere Orthopoxvirus. Questo genere comprende molti altri poxvirus, tra cui il virus del vaiolo, della vaccinia e del vaiolo bovino. Tutti questi virus sono caratterizzati da un genoma a DNA a doppio filamento e mostrano una notevole somiglianza genetica e antigenica. Di conseguenza, la vaccinazione contro il vaiolo generalmente fornisce una certa protezione contro il vaiolo delle scimmie. Il vaiolo delle scimmie è una malattia zoonotica, ma il suo serbatoio animale rimane sconosciuto.
Il primo caso di vaiolo delle scimmie nell’uomo risale al 1970, quando è stato identificato in un bambino congolese di 9 mesi. Il bambino ha sviluppato febbre, seguita da lesioni cutanee centrifughe (braccia e gambe) dalle quali si è isolato il virus del vaiolo delle scimmie. Altri sintomi riportati includono otite, mastoidite e linfonodi cervicali dolorosi. Da allora il vaiolo delle scimmie nell’uomo è rimasta una malattia confinata principalmente all’Africa. Tuttavia, a maggio 2022, è stata identificata una serie di casi di vaiolo delle scimmie nel Regno Unito, in Portogallo e in Italia, coinvolgendo principalmente uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (96% dei casi). Le autorità sanitarie hanno prontamente riconosciuto che questa serie di casi rappresentava l’inizio di una nuova epidemia.
Dal punto di vista clinico, si è osservato che il periodo di incubazione medio è di 9,22 giorni. Un’analisi condotta da ECDC-WHO su 660 pazienti con almeno un tipo di sintomo prodromico classico ha rilevato che il 71,4% dei pazienti presentava sintomi sistemici (ad esempio, febbre e mal di testa) e il 49,0% aveva una linfoadenopatia localizzata. Nella stessa analisi, il 97,7% dei pazienti presentava un’eruzione cutanea durante la fase eruttiva, il 70,5% lesioni cutanee e mucose anogenitali e il 7,0% lesioni cutanee e mucose orali. Nell’attuale epidemia, tuttavia, si osservano anche lesioni senza fase prodromica in un’ampia percentuale di pazienti. In un’analisi, il 13,7% dei pazienti ha presentato manifestazioni mucocutanee in assenza di caratteristiche sistemiche.
Per affrontare l’attuale epidemia di vaiolo delle scimmie e prevenire la sua diffusione, sia nelle aree africane in cui è endemica che nelle nuove regioni colpite, le priorità sono le seguenti:
- aumentare la consapevolezza e l’educazione delle popolazioni, specialmente dei gruppi a rischio, al fine di prevenire l’infezione e ridurre la trasmissione e la diffusione del virus;
- sviluppare test di rilevamento rapidi e sensibili che possano essere effettuati in punti di cura per migliorare la diagnosi e, di conseguenza, la prevenzione della malattia;
- valutare l’efficacia dei trattamenti, dei vaccini e delle strategie di vaccinazione attuali e renderli disponibili per tutti i gruppi e le regioni colpite.