Il virus respiratorio sinciziale (RSV) è un nome che molti associano alle infezioni respiratorie acute nei bambini. Tuttavia, negli ultimi anni la comunità scientifica ha acceso i riflettori anche sui rischi che questo virus comporta per la popolazione anziana.
In Italia, come nel resto del mondo, l’RSV rappresenta una minaccia crescente per gli over 60, con conseguenze che possono essere molto gravi, specialmente per chi soffre di patologie croniche.
Un recente studio condotto in Liguria ha permesso di tracciare il profilo dei primi anziani italiani che hanno ricevuto il nuovo vaccino adiuvato contro l’RSV, fornendo indicazioni preziose per il futuro delle campagne vaccinali.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Medicina, ha coinvolto 453 persone con un’età media di circa 75 anni. Un dato che colpisce immediatamente è che quasi il 90% dei partecipanti era affetto da almeno una patologia cronica, come malattie cardiovascolari, respiratorie o diabete. Questo riflette un aspetto noto alla sanità pubblica: le persone con comorbidità sono quelle che aderiscono maggiormente alle vaccinazioni contro le infezioni respiratorie, perché più consapevoli dei rischi legati alle complicazioni.
Ma cosa ha spinto questi anziani a richiedere spontaneamente il vaccino anti-RSV? La risposta, forse prevedibile ma non scontata, è: il consiglio del medico di famiglia. Circa il 44% degli intervistati ha indicato il parere del proprio medico come motivazione principale. È interessante notare come la raccomandazione del medico resti un elemento determinante, sottolineando ancora una volta il ruolo centrale che i professionisti sanitari rivestono nella promozione della salute.
Un altro aspetto emerso riguarda la fiducia nella vaccinazione. I partecipanti allo studio hanno dimostrato un livello molto alto di fiducia nei vaccini in generale, con un punteggio medio del 91%, calcolato tramite un questionario standardizzato (VTI, Vaccination Trust Indicator).
Questo dato si associa a un’adesione altrettanto elevata alle altre vaccinazioni stagionali: oltre il 90% si era vaccinato per l’influenza e quasi tutti avevano completato il ciclo vaccinale contro il COVID-19.
Non meno rilevante è l’atteggiamento verso la possibilità di somministrare contemporaneamente il vaccino contro l’RSV e quello antinfluenzale. La stragrande maggioranza degli intervistati si è detta favorevole, riconoscendo i vantaggi di una doppia immunizzazione nello stesso appuntamento: meno spostamenti, meno tempo perso e maggiore protezione in tempi rapidi. E la scienza conferma: studi clinici hanno dimostrato che la co-somministrazione è sicura e non riduce l’efficacia delle vaccinazioni.
Il quadro che emerge da questa indagine è chiaro: i primi italiani vaccinati contro l’RSV sono persone informate, con un’alta percezione del rischio e grande fiducia nei vaccini. Tuttavia, non tutta la popolazione ha queste caratteristiche. Occorre quindi programmare campagne informative mirate ad aumentare la consapevolezza del rischio e il valore della vaccinazione.
In conclusione, il debutto del vaccino anti-RSV in Italia offre un’occasione importante per migliorare la protezione della popolazione anziana contro una delle principali cause di infezioni respiratorie gravi.
Lo studio condotto in Liguria rappresenta un primo passo fondamentale per capire come agire e come raggiungere anche chi oggi è ancora indeciso o poco informato. Sarà ora compito delle istituzioni sanitarie trasformare questi dati in azioni concrete, per costruire un futuro in cui l’RSV rappresenti un rischio sempre più contenuto.
Il testo completo dello studio è disponibile al seguente link:
https://www.mdpi.com/1648-9144/61/1/67